Il caro materiali sta, purtroppo, rallentando la corsa della filiera delle costruzioni. Dopo il Covid, ci saremmo aspettati un momento favorevole per l’economia del settore edile, ricco di incentivi e finanziamenti per recuperare il Pil perduto. Tuttavia, se da un lato i finanziamenti ci sono e stanno funzionando, dall’altro si stanno verificando coincidenze che frenano questa spinta. Ma che soluzioni hanno le imprese edili?
Caro materiali: l’incertezza di oggi
I primi mesi dopo il lockdown ci hanno permesso di vivere un’accelerazione molto forte dell’edilizia in generale. Grazie anche a PNRR e Superbonus siamo riusciti ad aprire tanti cantieri e sbloccare lavori fermi da tanto tempo. Da soli, però, incentivi e finanziamenti non bastano a garantire la crescita continua del settore. Oggi ci sono molte variabili impreviste che stanno cambiando i rapporti di forza sul mercato, frenando la crescita della filiera edile: tra tutti il caro materiali e dei carburanti. Certamente, la situazione in Ucraina non sta aiutando, ma i prezzi di materiali e carburanti stavano già aumentando prima dello scoppio della guerra. Quindi la causa del caro materiali va cercata altrove.
Parlando con gli imprenditori edili è facile percepire la sensazione di non avere tutto sotto controllo e che qualcosa ci stia sfuggendo di mano
Il settore edile oggi sembra quasi un brutto scherzo. Ci sono appalti pubblici e privati già assegnati ed in corso d’opera che attualmente sono “fermi”, in quanto il caro materiali e l’assenza dei materiali stessi ha reso complicata la realizzazione anche degli stessi appalti.
Il committente, sia pubblico che privato, si trova in difficoltà a far fronte agli oneri maggiori di commessa rispetto all’inizio dei lavori a causa di un aumento sconsiderato del prezzo dei materiali. Questo cosa implica? O che l’impresa deve lavorare sottocosto, o che il cliente accetti un aumento del prezzo della commessa.
La grande preoccupazione è che non essendoci certezze sul futuro, il caro materiale comporti il blocco di nuovi appalti pubblici e privati per la realizzazione del PNRR. Tante gare sono andate deserte, nessuna impresa ha partecipato. Ma non saprei neanche come biasimarle.
Nelle due tabelle sottostanti sono riportati alcuni degli esempi più significativi degli aumenti dei singoli materiali. È facile vedere come quasi nessun materiale sia stato risparmiato dal caro prezzi:
La lotta al caro materiali: il “Decreto Aiuti”
Nonostante questo scenario abbastanza sconsolante, un primo aspetto positivo si sta intravedendo grazie al Decreto Aiuti. Infatti, per fronteggiare il caro materiali e carburanti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 maggio 2022 il “Decreto Aiuti” del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile.
Il “Decreto Aiuti”, per sopperire all’aumento dei prezzi, ripartisce il Fondo per l’adeguamento dei prezzi, avente una dotazione complessiva di 100 milioni di euro, per il secondo semestre dell’anno 2021, nel seguente modo:
a) il 34% alla categoria “piccola impresa”;
b) il 33% alla categoria “media impresa”;
c) il 33% alla categoria “grande impresa”.
Entro 45 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto sulla rilevazione degli aumenti dei prezzi dei materiali (ancora due settimane di tempo!!), le Stazioni Appaltanti possono inviare la richiesta di accesso al Fondo, utilizzando la piattaforma raggiungibile attraverso questo link: www.compensazioneprezzi-mit.gov.it/ e compilando, per ciascuna richiesta, l’apposito modulo disponibile sulla piattaforma.
La posizione delle regioni
Anche le regioni devono fare la loro parte. Infatti, il problema degli aumenti nei prezzi si ingigantisce anche perché l’aggiornamento dei prezzari regionali non è adeguato alle tempistiche del mercato. Per questo motivo, è previsto che le regioni, in deroga alle norme che prevedono l’aggiornamento annuale dei prezzari, entro il 31 luglio 2022 e limitatamente all’anno 2022, provvedano ad un aggiornamento straordinario dei prezzari in vigore.
In caso di inadempienza da parte delle regioni, i prezzari saranno aggiornati, entro i successivi 15 giorni, dalle competenti articolazioni territoriali del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, sentite le regioni interessate.
I prezzari aggiornati entro il 31 luglio 2022 cessano di avere validità entro il 31 dicembre 2022 e possono essere transitoriamente utilizzati fino al 31 marzo 2023 per i progetti a base di gara approvati entro tale data.
Nelle more dell’aggiornamento dei prezzari regionali, le stazioni appaltanti determineranno il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni incrementando del 20% le risultanze dei prezzari regionali aggiornati alla data del 31 dicembre 2021.
Nel caso in cui, all’esito dell’aggiornamento dei prezzari, risulti nell’anno 2022 un incremento dei prezzi inferiore, ovvero superiore al 20%, le stazioni appaltanti procederanno al conguaglio degli importi riconosciuti in occasione del pagamento degli stati di avanzamento dei lavori afferenti alle lavorazioni eseguite e contabilizzate dal direttore dei lavori, ovvero annotate sotto la responsabilità dello stesso nel libretto delle misure, successivamente all’adozione del prezzario aggiornato.
Caro materiali: il “Decreto Aiuti” non basta
La misura presa dal governo cerca di offrire un piccolo aiuto, rappresenta un leggero sollievo, ma non è sufficiente. Il rischio d’interruzione dei lavori è un dato reale e, per l’avvio di nuovi appalti, notiamo che molte gare sono risultate deserte, rendendo difficile la programmazione degli investimenti.
Questo tempo perduto comporterà dei rallentamenti nella realizzazione del PNRR con un impatto forte sulla collettività, soprattutto per quanto riguarda le opere di grande impatto sociale e occupazionale.
In pratica, a causa del caro materiali e delle materie prime, i prezzi nel 2022 non scenderanno. Con il “Decreto Aiuti”, essi si stabilizzeranno, mentre per gli anni futuri ci si aspetta, ancora una volta, estrema incertezza.
Con questo scenario, i produttori potranno giustificare l’aumento dei prezzi e l’approccio migliore per l’impresa sarà quello di stipulare una trattativa sempre più serrata con i produttori, cercando di monitorare le iniziative del governo, tramite decreti, per eventualmente avere diritto a qualche rimborso.
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